llana di gathol by edgar rice burroughs

autore:edgar rice burroughs [burroughs, edgar rice]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: fantascienza
editore: Nord
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00

II

Atterrai su una distesa pianeggiante non lontana dalla foresta. Dopo che ebbi detto a Llana di restare a bordo, pronta a decollare con un minimo di preavviso, mi allontanai per cercare del cibo. La foresta era formata principalmente da alberi di skeel, sorapus e sompus. I primi due sono alberi dal legno duro, che producono grosse, deliziose noci, mentre gli alberi di sompus producono un frutto simile agli agrumi, con una sottile scorza rossa. La polpa di questo frutto, chiamato somp, non è molto diversa da quella dei pompelmi, anche se assai più dolce. È considerata una leccornia tra i barsoomiani, ed è coltivata lungo molti canali. Tuttavia, non avevo mai visto frutti così grandi, allo stato selvatico, né mai avevo visto su Marte alberi delle dimensioni di quelli che crescevano in questa foresta nascosta.

Avevo raccolto tutte le noci e tutti i frutti che riuscivo a portare, quando sentii Llana che mi chiamava. C'era una nota di eccitazione e di urgenza nella sua voce, così lasciai cadere tutto quello che avevo raccolto e mi precipitai in direzione del velivolo. Poco prima di uscire dalla foresta udii le urla di Llana, e quando ne fui fuori vidi il velivolo che si alzava dal suolo. Mi lanciai verso di esso alla maggiore velocità possibile, e cioè a una velocità davvero fulminea, viste le condizioni di minore gravità che prevalgono su Marte. Feci in un solo balzo dodici o quindici metri, poi saltai a ben dieci metri di altezza nello sforzo di afferrarmi al parapetto del velivolo. Con una mano ne sfiorai il bordo ma le dita, chiudendosi, mancarono la presa, ed io scivolai indietro e ricaddi al suolo. Comunque ero riuscito a gettare un'occhiata sul ponte del velivolo, e ciò che avevo visto mi aveva riempito di stupore, al punto di farmi rizzare in testa tutti i capelli. Llana giaceva sul ponte completamente sola, e non c'era nessuno ai comandi!

— Uno splendido sforzo — disse una voce dietro di me. Sai certamente saltare.

Mi girai di scatto, e la mia mano guizzò all'elsa della spada. Ma là, dietro di me, non c'era nessuno! Aguzzai gli occhi verso la foresta; non c'era traccia di nessun essere vivente intorno a me! Dietro le mie spalle si levò una risata: una provocatoria risata di scherno. Ancora una volta mi girai di scatto: fin dove poteva arrivare il mio sguardo si stendeva il tranquillo paesaggio marziano. Sopra di me il velivolo descrisse un'ampia curva e scomparve oltre la foresta... e questo senza che vi fosse una mano umana a pilotarlo, con i comandi in balìa di una forza sinistra che non riuscivo a immaginare.

— Bene — disse la voce, sempre alle mie spalle, — tanto vale che ci mettiamo in cammino. Ti sarai reso conto, presumo, che sei nostro prigioniero.

— Non mi rendo conto di niente di simile — ribattei. — Se volete prendermi, venite a farlo: uscite allo scoperto come dei veri uomini. Se siete uomini.

— Ogni tua resistenza sarà vana — dichiarò la voce. — Noi siamo in venti, e tu sei soltanto uno.

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